La Food and Drug Administration
statunitense ha approvato oggi Trikafta (elexacaftor / ivacaftor / tezacaftor), la prima terapia a tripla combinazione disponibile per trattare i pazienti con la più comune mutazione della fibrosi cistica. Tezafactor e ivacaftor sono due modulatori (correttori) approvati da diversi anni, mentre elexafactor rappresenta la vera novità terapeutica. Trikafta è approvato per pazienti di età pari o superiore a 12 anni con fibrosi cistica che presentano almeno una mutazione F508del nel gene del regolatore di conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR), che rappresenta il 90% della popolazione di fibrosi cistica.
Il farmaco agisce sulla causa della malattia. Tuttavia, non risolve completamente il difetto genetico e non se ne conosce ancora l’effetto sul lungo termine. Si presume, però, che la nuova triplice associazione possa influenzare positivamente il decorso della malattia.
L’efficacia di Trikafta è stata dimostrata in due trial clinici:
- uno studio di 24 settimane condotto in pazienti con FC aventi una mutazione F508del e una mutazione a funzione minima nel gene CFTR (ossia pazienti eterozigoti)
- uno studio di 4 settimane condotto in pazienti con due mutazioni F508del (ossia omozigoti)
In entrambe le sperimentazioni, la nuova triplice combinazione è stato ben tollerato, determinando miglioramenti statisticamente significativi della funzionalità polmonare dei pazienti, misurata tramite la FEV1.
In Italia, in base ai dati del Registro FC 2016, i pazienti omozigoti F508 sono il 21% del totate e gli eterozigoti sono circa il 47%.
Quindi in Italia il 68% dei pazienti FC potrebbe beneficiare del trattamento.
In ogni caso, i pazienti italiani dovranno attendere ancora un po’ per l’eventuale arrivo del nuovo regime a tripla combinazione: a fine ottobre, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha accettato la domanda di approvazione presentata da Vertex, dando via alla procedura di revisione necessaria per la commercializzazione del farmaco nei Paesi dell’Unione Europea.
Nel frattempo, però, per i pazienti europei con fibrosi cistica è recentemente giunta un’altra buona notizia:
il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’impiego di ivacaftor (Kalydeco) nei bambini con FC (con determinate mutazioni nel gene CFTR) a partire dai 6 mesi di età. In Europa, il farmaco può essere attualmente utilizzato dall’età di 1 anno: se la Commissione Europea dovesse adottare in via definitiva il parere del CHMP, la terapia con ivacaftor potrà essere ulteriormente anticipata.
“La notizia che ivacaftor sia impiegabile a partire dai 6 mesi avvicina la possibilità auspicata che si possa avviare il trattamento con modulatori di CFTR in una fase molto precoce della vita, quando ancora non vi siano complicanze irreversibili della malattia, che possono limitare i benefici terapeutici”, spiega il prof. Mastella.
“Per ivacaftor, come per altri modulatori o combinazioni di modulatori, l’ideale sarebbe di poter intervenire nelle prime settimane di vita, subito dopo la diagnosi ottenuta tramite screening neonatale, che in Italia sta interessando quasi il 95% di tutti i malati”.