In queste settimane di emergenza coronavirus in Italia, si è parlato molto di ospedali vicini al collasso, specialmente in Lombardia, e della difficoltà a trovare posti letto in terapia intensiva.
“Come estensione del principio di proporzionalità delle cure, l’allocazione in un contesto di grave carenza delle risorse sanitarie deve puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico”, scrive in merito la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) in un documento di guida etica rivolto ai primari di tutta Italia.
Per la società, si tratta, dunque, di privilegiare la “maggior speranza di vita”, tenendo in considerazione elementi di “idoneità clinica” alle cure intensive, quali il tipo e la gravità della malattia, la presenza di altre patologie, la compromissione di altri organi e l’età. Una visione contestata dagli ordini dei medici d’Italia, secondo cui “i pazienti sono tutti uguali”.
“È uno scenario -sottolinea il documento Siaarti – in cui potrebbero essere necessari criteri di accesso alle cure intensive (e di dimissione) non soltanto strettamente di appropriatezza clinica e di proporzionalità delle cure, ma ispirati anche a un criterio il più possibile condiviso di giustizia distributiva e di appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate”. Questo perché la situazione di emergenza in cui ci troviamo ha caratteristiche di eccezionalità.
Cosa vuol dire privilegiare la speranza di vita?
Privilegiare la speranza di vita significa anche che: “può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone”.
“In ogni caso, ricordiamo che il medico, pur avendo tutte le competenze per dare pareri suggeriti da criteri di appropriatezza, non deve essere costretto ad ergersi a giudice – conclude il presidente Fnomceo -. L’unico metro di giudizio della Professione restano i principi della Costituzione, del Codice di Deontologia, del Servizio sanitario nazionale. L’applicazione di criteri di razionamento e’ l’extrema ratio e richiede una discussione bioetica collegiale interna alla professione e che pervada l’intera società”.
“Stiamo attraversando un momento della Storia eccezionale e per questo ci vogliono comportamenti eccezionali”
Il nostro contributo è necessario per rallentare la diffusione di questo virus subdolo e silenzioso.
Bisogna restare a casa per salvare l’Italia!
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 9 marzo 2020
Modulo autocertificazione scaricabile in pdf
e facilmente stampabile da portare al seguito negli i spostamenti come previsto dal Decreto “Io Resto a Casa” a seguito del Coronavirus. L’Autodichiarazione è obbligatoria per gli spostamenti consentiti da comprovati motivi.